Il Maestro indiscusso delle bottiglie impossibili risponde al nome di Harry Eng (1932-1996).
Sulla vita di Harry Eng le informazioni disponibili sono piuttosto limitate in quanto è stato adottato in tenera età[1] ma comunque sufficienti per narrare la sua incredibile storia. Harry nasce il 27 dicembre del 1932 in California[2]; non ci è dato sapere se la sua passione per le bottiglie impossibili nasce durante l’infanzia ma quello che sappiamo con certezza è che ha vissuto per gran parte della sua vita a La Meza (California) ed è stato un insegnante scolastico nell’area di San Diego, un consulente didattico, un inventore, un prestigiatore nonché marito e padre di due bambini. La sua attività come creatore di bottiglie impossibili inizia intorno alla metà degli anni ottanta e continuerà fino alla sua morte avvenuta prematuramente il 29 luglio del 1996 mentre era intento ad eseguire per degli amici degli effetti magici con la corda.
Durante questo decennio di attività Harry è stato un creatore e autore estremamente prolifico riuscendo a realizzare circa 600 bottiglie (circa una bottiglia alla settimana, considerato il considerevole tempo necessario alla progettazione e alla successiva realizzazione è davvero notevole!). La differenza fra le sue creazioni e tutte le precedenti bottiglie impossibili consiste principalmente nella scelta del soggetto da inserire; egli infatti ha iniziato a mettere all’interno delle bottiglie oggetti di uso comune come ad esempio un pacchetto di fiammiferi o un mazzo di carte da gioco. A mio avviso è questa la chiave del suo successo, la famigliarità che l’osservatore ha con l’oggetto inserito. Il fatto che tutti noi abbiamo tenuto in mano innumerevoli volte un mazzo di carte ci permette di comprendere istantaneamente la difficoltà dell’impresa. Come riporta il prestigiatore Paul Harris, amico di Eng, egli ha perfezionato a tal punto la sua tecnica che ad esempio il mazzo di carte inserito poteva (previa rottura della bottiglia) essere utilizzato normalmente[3]. Si dice infatti che quando Eng trovava una delle sue bottiglie con all’interno un mazzo di carte che faceva bella mostra di sé su uno scaffale, era solito chiederla per esaminarla e tra lo stupore generale romperla per poter estrarre il mazzo ed eseguire alcuni giochi di prestigio di sua invenzione; fatto ciò, egli si curava sempre di sostituire la bottiglia rotta con una nuova e renderla al legittimo proprietario[4]. Le straordinarie opere di Eng sono pian piano evolute divenendo sempre più complesse e laboriose. Gli oggetti inseriti hanno così iniziato ad essere sempre più difficili da far passare attraverso il collo della bottiglia; l’oggettistica ha cominciato ad includere forbici, pacchetti di sigarette, palle da tennis, palle da baseball, dadi, un paio di scarpe e addirittura delle monete[5]. Si dice[6] che egli sia addirittura riuscito ad inserire una bottiglia in una bottiglia!
Estratto da “Impossibilia” di Davide Fumagalli, libro in pubblicazione
[1] David Wolfe, Tom Rodgers, EDS. Puzzlers’ Tribute : A Festast for the Mind. Pag 3.
[2] https://geniimagazine.com/wiki/index.php?title=Harry_Eng
[3] Paul Harris (Art of astonishment Vol. II, pag. 303-305, Eng Bottles). Nella sua trilogia divenuta ormai un classico nella letteratura magica, Harris accenna alle bottiglie di Eng descrivendo due metodi impiegati dal maestro.
[4]http://victoriaskye.com/images/TheMetagrobologist_Victoria_Skye_Impossible_Puzzles_The_Mystery_and_the_History_sm.pdf
[5] Il metodo impiegato da Eng per inserire una moneta in una bottiglia è descritto nel libro di David Wolfe e Tom Rodgers, EDS “Puzzlers’ Tribute: A Feast for the Mind” da Gary Foshee (pag. 7-9)
[6] Jeff Scanlan riporta tale bottiglia sul suo sito: https://bottlemagic.com/history/